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RUBRICHE > EDITORIALI > GENERAZIONE Y

Generazione Y

Gianni Cartei | 17 dicembre 2018 - Editoriali
Parlare di futuro, di giovani, di nuove generazioni. Difficile, molto difficile. Millennials, generazione Y, quanti nomi diversi per definirli… per definirci. Oggi c’è il bisogno di dare un’etichetta a tutto. Ma chi sono questi millennials, anzi, chi siamo noi millennials (parola bruttissima). Allora vediamo. Cerchiamo su internet (e già questa è un’affermazione da millennials); Silvia Renda sull’Huffington Post in un articolo del 27 marzo 2016 scrive “…Li chiamano Millennials, Generazione Y, Echo Boomers. Sono i ragazzi nati tra gli inizi degli anni '80 e i primi anni 2000, che nel giro di breve tempo hanno visto la tecnologia fare passi da gigante e il tutto ha impattato sulla loro vita e sul modo che hanno di vedere le cose. Sono i figli di un’Italia sempre in crisi, con il tormentone del “posto fisso” nelle orecchie e nostalgici di un’epoca che non hanno mai vissuto, dello splendore economico, di una vita ai loro occhi più semplice, dove il futuro, quello lavorativo almeno, appariva già tracciato nel momento in cui si iniziava l’università.”.
Bene, trovato… adesso so chi siamo! Cercando ancora, la definizione è sempre la stessa e si può riassumere con poche, semplici parole: giovani nati fra il 1980 e il 2000, tecnologici, sempre connessi, social network, attenti alla salute, alla nutrizione, fanno sport, aperti al mondo, sempre in viaggio, sharing economy, che sanno quello che vogliono, ma che contemporaneamente non lo sanno, che possono far progetti, essere dinamici, ma che non sanno dove saranno e cosa faranno fra un anno, la generazione della sicurezza e della totale insicurezza, forti ma anche troppo fragili.
Ecco, questa è la nostra base. Siamo nati e cresciuti durante uno sviluppo tecnologico che non ha eguali, i mezzi di oggi ci permettono di essere sempre connessi, di stare in fila dal medico e contemporaneamente prenotare un’intera vacanza con volo e hotel con il proprio smartphone, di scambiare messaggi con persone dall’altra parte del mondo, di fare acquisti e di ricevere comodamente la merce a casa il giorno dopo, di sapere tutto quello che succede in tempo reale nel mondo. Da qui non si torna indietro. Si può solo andare avanti. Però, attenzione, non dobbiamo diventare pigri. Il concetto di informazione e di studio è cambiato, siamo letteralmente bombardati così tanto da dare spesso per scontato che prima o poi sapremo tutto e che non è necessario cercare un informazione, non dobbiamo perdere la capacità di cercare su una vera enciclopedia e su un vocabolario e non soltanto “googlare” o cercare su Wikipedia.
C’è chi studia e va all’estero senza biglietto di ritorno senza sapere bene cosa farà, chi studia direttamente all’estero e vi rimane oppure prova a tornare in Italia, poi c’è chi studia e rimane in Italia. Ecco noi Millennials siamo tutto questo, il positivo e il negativo ereditato dalle generazioni precedenti, generazioni che quasi mai accettano o capiscono veramente questo totale cambiamento del modo di vivere di oggi.
Però siamo anche la generazione che vuole l’Europa unita, basta guardare il risultato del referendum Brexit in Gran Bretagna, la maggior parte delle persone che hanno votato a favore dell’uscita sono sopra i 60 anni; queste scelte, a parere mio, non dovrebbero essere fatte attraverso un referendum, sono scelte che hanno conseguenze sul futuro della vita di tutti, ma soprattutto dei più giovani che hanno molto più tempo da dedicare al proprio futuro di chi lo ha già vissuto.
Sempre girando su e giù per il web possiamo vedere che molti la definiscono una generazione “complicata”, ma è complicata perché il periodo in cui siamo nati e che stiamo vivendo è complicato; è un’epoca di passaggio e di cambiamento, non è certo un periodo di guerra e carestia (per il momento!), ma è una specie di limbo né bello, né brutto, dove tutto è facile e difficile, dove tutti cercano il posto fisso e tutti dicono che non esiste più.
Siamo anche una generazione basata sul consumismo e sul conformismo, purtroppo sì, tutti con lo smartphone sempre in tasca con il profilo Facebook, Instagram, Snapchat,… con gli stessi vestiti e che facciamo finta di avere le stesse abitudini e di comportarci allo stesso modo, sempre pronti a fare aperitivo con gli amici anche se astemi, cibi biologici, spesso vegetariani o vegani. Purtroppo questo estenuante conformismo porta i più deboli all’uso di droghe, “…se lo fanno gli altri, lo devo fare anch’io…” ecco cosa scatta inconsapevolmente nella testa.
Ma siamo anche in grado di lavorare contemporaneamente su più device computer, tablet, smartphone. Guardiamo quasi mai la tv, vediamo i film sul web, siamo la generazione di Netflix scegliamo cosa vedere, quando vederlo, e se vogliamo lo possiamo interrompere e riprendere in un secondo momento.
È un cambiamento, un cambiamento totale. Dobbiamo cercare di non farci sopraffare da questa ansia tecnologica, dobbiamo continuare ad imparare, a viaggiare, a lavorare senza farci influenzare, dobbiamo sfruttare tutto quello che di nuovo c’è senza diventarne schiavi. Sì, siamo millennials, dobbiamo andare avanti, dovete soltanto accettarci ed accettare questo nuovo modo di vivere e di confrontarsi, anche perché indietro non si torna più. Non ci rimane di scoprire adesso i post-millennials o generazione Z, le nuove etichette, anche se generazione Z sembra l’inquietante segnale di allarme per indicare quasi una fine, vedremo in futuro.

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