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ARTE & CULTURA

RUBRICHE > ARTE & CULTURA> IL DIRITTO ALLA MENZOGNA. QUANDO LA GIURISPRUDENZA SPOSA LA NARRATIVA.

Il diritto alla menzogna.
Quando la giurisprudenza sposa la narrativa.

Giuliana Donzello| 30 gennaio 2019 - Arte & Cultura
Mario Montorzi
“Il diritto alla menzogna”, racconto apocrifico epistolare di Mario Montorzi, Ordinario di Storia del Diritto medioevale e moderno presso Università di Pisa, in congedo, è stata l’occasione di un’avventura di scrittura, una sorta di traslato di un fatto cui ha attinto nel rispetto di un linguaggio scientifico, preciso, stringato e scevro di ogni elemento esortativo, ad una forma epistolare in cui esso si coniuga con un’espressione di carattere narrativo diversa per linguaggio e logica strutturale.
La stesura appropriata del racconto è stata anche frutto di una serie di considerazioni svolte a suo tempo da Umberto Eco su “Il nome della rosa” che Montorzi ha fatto proprie, per le quali, non il tessuto narrativo, doveva essere cambiato, ma la struttura della forma testuale. “L’universo narrativo, l’universo che si narra – ricorda l’autore – è sempre per definizione necessaria e strumentale un universo chiuso”, soprattutto all’inizio, quando si presta necessario un ambiente strutturale che gli sia proprio.
Il testo è concepito come fosse una lettera inerente argomenti relativi ai fatti accaduti nel 1799 a Pisa, quando i francesi portarono in Italia con le nuove idee rivoluzionarie un messaggio formalmente democratico, anche se. in realtà, essi invasero la Toscana e sottoposero sotto stretto controllo la struttura politica e l’esplorazione di quei territori.
Dentro questo breve periodo, che va da febbraio a luglio, paesi come Cascina e dintorni, esortati dagli scenari della rivoluzione parigina, dettero luogo a idee di costruzione di strutture democratiche; in nome dell’uguaglianza – come dirà il giovane protagonista della lettera – ben presto avrebbe preso a governare il sistema delle relazioni sociali, la distribuzione dei pubblici impieghi e delle cariche politiche per merito e non per diritto di nascita.
Le idee rivoluzionarie ebbero però vita breve, i francesi furono presto cacciati lasciando nelle diverse municipalità un potere filo-granducale, che dette origine a un lungo controllo restauratore di tutto il territorio toscano. I democratici di Firenze, Valdarno e Pisa si trovarono sottoposti a un’attività brutale di repressione, a una specie di inquisizione, non però sanguinosa, ma quasi tutti conobbero il carcere.
La vicenda narra di un giovane che scrive al padre, ”Dottore dei due diritti” e grande avvocato in Firenze.
Il figlio che nella realtà pisana si era trovato contagiato entusiasticamente dalle nuove idee, si trova ben presto coinvolto in un momento di grande riflessione politica che getta scompiglio nella sua mente.
Sono le idee dell’esperienza rivoluzionaria francese, perché lui è figlio di un borghese che si era fatto da solo, per intelligenza e per meriti. Nella affermata distinzione fra ceto aristocratico per nascita e le borghesie artigiane riconosce ben presto l’insegnamento del padre. Il giovane gli scrive perché in esso ritrova i principi della nuova sensibilità filosofica e politica, gli chiede consiglio in un momento di bisogno, avendo abiurato le sue nuove idee e mentito per salvarsi dal carcere. Non tanto ora, ma come dovrà comportarsi in futuro, quando a sua volta sarà un avvocato, forse un giudice, nei confronti del presunto reo?
Il quesito di fondo è: “Esiste un diritto alla menzogna? L’imputato ha diritto o no a mentire per salvarsi?
Qui si costruisce tutto l’impianto. Una volta consumato cioè questo mendacio, si resta condizionati per il futuro o no? Mendace lo si è quella singola volta, o lo si resta per sempre?
Se la teoria della prova giudiziaria si lega a un meccanismo di verità naturale, cioè si cercano le prove oggettive che indicano i fatti, in Cesare Beccaria e nel suo libretto “Dei diritti e delle pene” si ha la polemica delle prove legali, contro cui il suo autore dichiara il libero convincimento del giudice, senza dare assoluta rilevanza a certi meccanismi di prova legale come la provatio de fama e la tortura, secondo la quale dentro il meccanismo giudiziario esiste un criterio di ragionamenti legali legati ad un certo giudizio.
Il criterio della verità assoluta in realtà condiziona il giudizio. Un inquisito sottoposto a tortura cercherà sempre di negare per salvare se stesso.
“Il criterio assoluto della verità porta necessariamente alla menzogna”. Questo l’assunto.
Nel lungo lavoro di ricerca archivistica Montorzi ha esaminato diversi documenti che a proposito della tortura dichiarano che anche colui che è innocente, arriva all’ammissione di colpe inesistenti per porre fine alle sofferenze, accettando anche la morte come soluzione estrema.
Il racconto, per come è stato sviluppato, riflette nel modus operandi le direttrici salienti della ricerca del suo autore. In primo luogo, un filone di storia giurisdizionale, elaborato dal grosso lavoro di scavo archivistico svolto fin dagli inizi della carriera, sul tema dell’esercizio della giurisdizione civile e criminale nei territori del Granducato.
In secondo luogo gli approfondimenti relativi al rapporto fra obbligazione giuridica ed obbligazione politica, con particolare attenzione al tema della Fides publica, e della complicata relazione intercorrente fra l’obbligo soggettivo di fedeltà politica e la genesi dell’istituzione politica.
Il terzo filone, scaturito da originari momenti di attenzione investigativa sul tema della fides, avrebbe portato infine allo studio del feudo e del diritto feudale, con una rivalutazione dell’investigazione storiografica dei testi dei libri feudorum.
Ad una simile attività di studio, condotta anche a livello internazionale, dobbiamo allo studioso il nuovo ritorno dell’attenzione della ricerca scientifica sullo studio dei temi di Diritto Feudale, lasciati come retaggio della polemica antifeudale della cultura giuridica dell’età della Codificazione, non più adeguatamente coltivati in ambito storico giuridico.

Resoconto dell’intervista concessa dall’autore. Pontedera 9 gennaio 2019

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