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RUBRICHE > ARTE & CULTURA> IL TEATRO DEGLI ARCHETIPI. ELETTRA.

Il Teatro degli Archetipi. Elettra.

Giuliana Donzello| 26 aprile 2019 - Arte & Cultura
Elettra
Entusiasmante e di grande empatia l'appuntamento con la tragedia "Elettra" che Rodolfo Baglioni e Chiara Miryam Novelli della COMPAGNIA TEATRALE IPCRES hanno proposto a "Il Salotto di Giuliana", presso lo Studio Arte Mes3 - Spazio Eventi di Livorno il 7 marzo scorso.
La vicenda di Elettra è frutto dell’elaborazione poetica e drammatica post-omerica: il personaggio non compare nei poemi epici ed è ignorato dall’antica tradizione mitologica che ci è pervenuta.
Come è noto, in seguito al sacrificio di Ifigenia compiuto da Agamennone, Clitennestra mette in atto la sua vendetta: divenuta l’amante di Egisto, al ritorno in patria del marito, che rientra da Troia portando con sé la concubina Cassandra, lo uccide. Oreste, l’unico erede maschio in grado di vendicare il padre, è destinato a seguire la fine del padre, ma ancora bambino viene salvato da Elettra che lo invia in Focide, a Crisa, dove cresce con il suo inseparabile compagno, Pilade. Nel frattempo Elettra attende in solitudine il giorno della vendetta, quando Oreste tornerà in patria e riprenderà il suo legittimo posto sul trono di Micene.
A differenza delle Coefore di Eschilo (che, insieme all’Agamennone e alle Eumenidi componevano la trilogia dell’Orestea), l’Elettra di Sofocle è una tragedia autonoma, sul piano tematico e strutturale. Le novità della versione sofoclea sono visibili fin dal prologo. Mentre in Eschilo l’azione si svolgeva ad Argo, il dramma di Sofocle è ambientato a Micene (come in Omero) e la scena si svolge all’alba sullo sfondo della la facciata della casa; diversamente dalle Coefore, sulla scena non compare la tomba di Agamennone, poiché Sofocle vuole rimuovere l’aspetto magico-rituale della vendetta (rappresentato, in Eschilo, dalla tomba). A livello scenico, il dramma si sviluppa sul gioco contrapposto degli spazi, quello interno della reggia (dove si avvengono i più atroci delitti) e lo spazio esterno (simbolo di luce e speranza), correlato strettamente con la condizione di emarginazione che vive Elettra.
È evidente la diversa prospettiva di Sofocle rispetto ad Eschilo: al centro delle Coefore c’è un problema religioso, l’allusione ad un rito sacro, la contraddizione tra la giusta vendetta imposta dal dio e la contaminazione provocata dal matricidio; Sofocle lascia in secondo piano il problema etico del matricidio, anche se è palese che Oreste agirebbe ugualmente contro la madre e la sua natura malvagia, anche senza il comando di Apollo. In tal modo Sofocle priva Clitennestra della grandezza demoniaca che le aveva attribuito Eschilo.
Su tali differenze sono intervenuti i due attori Baglioni (nel ruolo del Corifeo) e Novelli (doppio ruolo di Elettra/Clitennestra), esaltando il lavoro di Sofocle in un dialogo fra Elettra e il Corifeo e la confessione di Clitennestra. Un grande lavoro di analisi e di studio, di ricerca e identificazione del focus nell'unione del mondo della classicità con l'identità, per approdare agli archetipi.
Attraverso la lettura scenica di brani originali semplicemente sintetizzati, tratti in questo caso dalla tragedia di Sofocle, la compagnia IPKRES indaga il senso e la ragione degli Archetipi della psiche con l’intento di condurre gli spettatori attraverso il sacro percorso del conoscersi, dell’origine del Teatro come catarsi.
La tragedia greca per il popolo, per la polis non è quindi spettacolo, bensì un rito catartico e collettivo, attraverso cui è dato ad ognuno la possibilità di trovare il proprio percorso, il proprio baricentro, la propria coscienza.


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