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Ricordi e rimpianti
Gianni Cartei| 13 settembre 2018 - Editoriali
“Si stava meglio quando si stava peggio”. La classica frase fatta per dire che un tempo anche se ci lamentavamo per la vita che facevamo stavamo comunque meglio di oggi. Ma è la verità o è quello che vogliamo credere? Ho conosciuto persone che hanno vissuto la seconda guerra mondiale e che, mentre mi raccontavano la loro vita, le loro paure durante l’evento bellico, quasi nella loro voce potevo sentire una strana nostalgia, parlavano di bombe, di cariche di mitragliatrici, di morte vicina, di rastrellamenti, ma alla fine del racconto potevo sentire nella loro voce quasi un senso di tristezza nel ritornare con la mente alla vita di oggi. Questo perché durante la guerra erano giovani e adesso gli anni si fanno sentire, quindi “Si stava meglio quando si stava peggio” in questo caso è la nostalgia di una gioventù ormai andata anche se vissuta durante gli anni più bui del ‘900.
Stiamo venendo fuori da un periodo di crisi enorme. Aziende fallite, licenziamenti, matrimoni finiti, sempre meno figli, violenza nelle scuole, droga. E qualcuno nato dopo la guerra, dagli anni ’50 in poi ha il coraggio di dire “Si stava meglio quando si stava peggio”. No, non stavi peggio, stavi meglio, stavi meglio e basta. Tutto in Italia più o meno funzionava fino alle soglie degli anni 2000 anche se il decadimento era già iniziato negli anni ’90. Ma questo può essere detto anche di altri Paesi. L’enorme crisi degli ultimi anni ha portato dei cambiamenti enormi ma anche una brutta caduta della società. Tutto è più superficiale, molti giovani sono allo sbando, niente dura e niente è più sicuro. Non torneremo mai più indietro ma andremo solo avanti ed è là che dobbiamo guardare e che dovremo andare. E allora, noi nati dopo la guerra smettiamola di dire “Si stava meglio quando si stava peggio”. Stavamo meglio e basta. |
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